“FORMAZIONE? L’Arrampicata Sortiva”
La ricerca delL' equilibrio psicofisico, la sicurezza personale, la decisione, il senso di responsabilità.
Vediamo nell’arrampicata un metodo di arricchimento interiore e ulteriore alle proposte classiche già esistenti nell’ambito scolastico e sociale.
L’arrampicata fa parte della natura istintiva del bambino.
Chi di noi nell’infanzia o nell’adolescenza, non é mai salito su un albero o su di un muretto cercando di stare in equilibrio, o chi non si é mai arrampicato sulle pareti di un rudere abbandonato, in un gioco che da sempre, forse altro non rappresenta che il desiderio di libertà e spazi da conquistare. Arrampicare è insito nella natura umana, basti pensare al neonato che, porgendogli le mani, tende a stringerle istintivamente cercando di alzarsi.
Propongo l’arrampicata a fasce di età diverse a partire dai sette-otto anni, riscontrando comunque ottimi risultati, anche in età inferiori, puntando all’evoluzione della iniziale matrice arcaica della prensilità, fino al completamento dello schema corporeo vero e proprio, cioè di tutti quei movimenti che nell’insieme danno come risultato l’individuo completo.
Posso individuare in ogni sport una più o meno vasta gamma di sollecitazioni che favoriscono la formazione della persona, ma nell’arrampicata oltre alla completezza dei movimenti di cui é eccezionalmente fatta, emergono valori unici come l’adattamento alle altezze, la propriocezione in funzione del movimento nello spazio verticale.
Nell’età puberale cominciano ad emergere quelle paure ed angosce legate a esperienze vissute anche in maniera inconscia e dovute ad un incompleto bagaglio motorio.
Se ci si riesce ad inserire prontamente, queste paure si trasformano in esperienze positive.
In sostanza, utilizzare l’arrampicata sotto forma ludica, in un discorso formativo volto a rispettare l’integrità psicofisica dell’individuo, predominando il potenziamento fisiologico e il consolidamento degli schemi motori, intervenendo anche con una attività ludico-agonistica ponendo forme di competizione rivolte, non verso gli altri, ma all’attrezzo e alla difficoltà da superare, volta per volta maggiore.
In questa fase si incomincia anche a familiarizzare con la conoscenza delle tecniche di base della arrampicata che come apprendimento motorio, sono in pratica una trasposizione dei movimenti semplici che partono dalle quadrupedie sul piano orizzontale a quello verticale.
Il tutto viene sintetizzato in alcuni giochi come il percorso a ostacoli o l’arrampicata diretta, dai quali emerge la percezione dell’instabilità dell’equilibrio corporeo di fronte alla verticalità, quindi la necessaria economia del gesto e di una capacità coordinativa.
Tutto questo rappresenta il punto di partenza per un successivo momento dove si approfondiscono le tecniche e si adegua la proposta di allenamento sempre di più alla sfera psichica del ragazzo, ora già più maturo.
C’é la convinzione che la pratica di uno sport, deve anche essere la ricerca di una completezza interiore, quindi ritengo che si debba dedicare particolare attenzione agli aspetti legati alla crescita e alla formazione al di là della pratica volta unicamente al risultato sportivo.
Si ravvede in una percentuale abbastanza alta di adulti dediti a questa e ad altre discipline, una condizione psicofisica troppo esasperata.
Se da una parte esistono delle personalità decise, sono comunque lontane dalla normale fisionomia di un individuo completo ed equilibrato; a volte la ricerca di troppa specializzazione deforma la personalità in funzione della performance.
Spesso gli atleti di ogni sport anno pagato un alto prezzo per le loro vittorie talvolta, per le sconfitte.
Occorre stare molto attenti a che i condizionamenti e le pressioni esterne, comprese quelle della famiglia o il desiderio di emergere socialmente, non creino alterazioni alla psiche.
Concludo ribadendo la validità di questo sport come prevenzione alle devianze giovanili, applicando metedologie pedagogiche diverse, adatte ai differenti casi.
Massimo Bassoli